lunedì 12 novembre 2012

Wagashi autunnale


Un auto-imposto regime dietetico mi ha un po' tenuta lontana dai fornelli (o meglio dalle ricette che solitamente mi piace sperimentare). Proprio mentre studiavo la maniera di trovare un piatto nuovo fattibile con gli ingredienti concessimi,  mi sono venuti in menti i wagashi (i dolci giapponesi, in genere consumati bevendo il tradizionale tè macha). L'anno scorso, in un negozio della Minamoto Kitchoan , oltre ai soliti dolcetti graziosi ma zuccherosi in maniera quasi eccessiva (e necessaria essendo accompagnati, di norma, da un tè amarissimo), ho scoperto delle gelatine delicatissime, con un etereo gusto fruttato e un sentore amabilmente zuccherino  indefinito come un ricordo.

Pensando al delicato equilibrio di sapore dei dolci giapponesi e al fatto che sono preparati con forme e sapori che richiamano la stagione, ho creato una gelatina al cachi (il mio frutto autunnale preferito).
Mi sono ispirata ad una ricetta di derivazione nipponica trovata in questo  sito http://1tess.wordpress.com/, ma ne ho variato esecuzione e qualche ingrediente per esaltare al massimo il sapore naturale e il profumo del frutto. La ricetta è ideata per un qualsiasi tè nero ma io ho usato, e consiglio, il Ceylon Orange Pekoe: ha un sapore intenso ma non troppo amaro, con un fresco aroma che quindi si sposa bene con la dolcezza del frutto.



GELATINA DI CACHI  PROFUMATA AL  TE' NERO

sabato 27 ottobre 2012

Certi giorni...



Ti piglia una tale uggia, un tale malumore che una piccola consolazione, senti di meritartela. Niente di troppo complesso o stancante: una sana, autunnale e tradizionale crostata di mele. 
In fondo gli ingredienti sono molto comuni e di solito onnipresenti in casa: uova, zucchero, farina, burro ....burro?! E così, il piano di lavoro già sgombro e gli utensili preparati, ti accorgi che in frigo è rimasto solo un insulso rimasuglio di burro che, si e no, è buono per fare 3 biscotti.

Una persona ragionevole rimanderebbe tutto, una dinamica uscirebbe in direzione del primo supermercato...una persona incredibilmente pigra e ostinata si mette a modificare la ricetta. Ne è uscita una frolla allo yogurt decorata con mele leggermente caramellate (la foto non rende giustizia al colore e al  gusto). La frolla, avendo meno grassi, è ovviamente meno friabile ma ugualmente leggera e molto più digeribile.
Sulla base della frolla ho spalmato della marmellata di cotogne fatta in casa: ha una punta di acidità finale che, secondo me, si sposa perfettamente con le mele cotte. Ovviamente, anche se più povera di grassi, è sempre un dolce goloso e ricco di zuccheri. Quindi buon appetito ma evitate il bis ;)







CROSTATA DI MELE CON FROLLA LEGGERA

lunedì 24 settembre 2012

Giovedì gnocchi

Va bene che, quando finisce agosto, sembra di lasciarsi un intero anno alle spalle (come ci insegnano i Righeira) e settembre sembra particolarmente grigio perchè significa la ripresa di pieni ritmi lavorativi ma,quando si arriva ad un crollo di 10 gradi e la prova costume e alle spalle, ti prende la voglia di qualcosa di buono..... E poichè da me Ambrogio non passa e, contrariamente alle previsioni statistiche, in vacanza non ingrasso, mi son concessa un bello strappo con una mega porzione di emilianissimo gnocco fritto (accompagnato ovviamente da ottimo prosciutto di Parma, con la sua brava aureola di grasso...che sennò che senso ha comprare il Parma? ;)).

Una frittura fatta a regola (in olio bollente e mescolato ad un grasso ad alto punto di fumo, come strutto od olio d'oliva) non è un grosso peso per stomaco e fegato (a condizione, ovviamente, di non eccedere con quantità e frequenza): è un piatto semplice ma dalla squisita genuinità. Molto spesso nei ristoranti si spaccia per gnocco fritto (o crescentina o torta fritta) un qualsiasi ritaglio di pasta di pane fritto, ma la preparazione originale ha una fragranza e una leggerezza che la normale pasta cresciuta non ha...in pratica si gonfia tantissimo.

I più salutisti potrebbero arricciare il naso per la presenza dello strutto: grasso di origine animale e per di più con un deciso contenuto di grassi saturi...ma onestamente ha un contenuto di grassi insaturi superiore al burro e nella ricetta ne è usato un quantitativo davvero minimo (sicuramente molto minore di quello usato in tanti alimenti da forno industriali in cui se ne ignora la presenza, dal pane in cassetta agli snack salati).
Polemiche a parte, provare per credere: fetta di prosciutto su gnocco bollente e al primo morso si farà fatica a smettere. ;)




GNOCCO FRITTO

giovedì 13 settembre 2012

La signora in rosso


Ed eccomi, di ritorno dalle vacanze, a presentare un dolce onnipresente nelle pasticcerie USA (chi segue Buddy Valastro l'avrà sentito nominare decine di volte) e decisamente adatto solo ai più golosi (chi è a dieta non vada avanti nella lettura XD).

Piccola premessa, a me non piacciono le torte dal sapore troppo ricco e con farciture pesanti. Inoltre non amo le bagne alcoliche, quindi la scelta di una torta farcita da realizzare, di solito, predilige i dolci con farcitura alla frutta (che rilascia quel po' di umidità tale da mantenere il dolce morbido) o a dolci al cioccolato.

La Red Velvet Cake unisce la soffice e spugnosa consistenza dei dolci americani e la voluttuosa combinazione dei profumi di cacao e vaniglia. Il tutto in un impasto di un sanguigno color rosso: originato nella ricetta tradizionale dalla reazione chimica di polvere di cacao, bicarbonato e aceto ma, poichè la riuscita non è sempre assicurata (io ho provato e ottenuto, in passato, un color marroncino rosato) ormai, per andare sul sicuro si aggiunge  un po' di colorante. Farcita a strati con una crema al formaggio, si ottiene un favoloso effetto visivo che ricorda la bandiera americana e forse, oltre alla bontà, questa è la ragione della frequente presenza sulla tavola delle feste più importanti .

Alcuni suggerimenti per l'esecuzione.

- Ingredienti. Il più difficile da reperire è il latticello (spesso menzionato nelle ricette americane). E' una sorta di latte fermentato, reperibile per lo più in negozi di alimenti bio. Si può sostituire mescolando latte intero e yogurt bianco in parti uguali, lasciando a riposare almeno una ventina di minuti. Il colorante è un altro ingrediente indispensabile: consiglio quello in gel (possibilmente marca Wilton ) poichè ne serve molto poco e la resa di colore è perfetta senza modificare consistenza e sapore. Infine l'estratto di vaniglia: quello vero è un ingrediente ottimo, e piuttosto caro, perchè, a differenza dei vari aromi chimici in vendita, è ottenuto dalla macerazione di bacche di vaniglia in alcol e zucchero. Ne basta un cucchiaino per aromatizzare una grossa torta ma, ovviamente, in mancanza di meglio si può usare la stessa quantità di aroma artificiale (anche se il sapore ne risente decisamente).

- Preparazione e farcitura. Questo tipo di impasto risulta molto spugnoso e umidiccio anche dopo la cottura, inoltre il rischio di un errore nei tempi o nella temperatura può portare facilmente a far "collassare" il dolce già cresciuto. Un trucco, comunemente usato dalle massaie americane, consiste nel dividere l'impasto in due tortiere medie anziché una grande. Sarà maggiore la garanzia di cottura uniforme dei due dischi che poi verranno sovrapposti e uniti da una farcia di crema (oppure ulteriormente divisi se si vogliono più strati).
Una cautela prima di dividere i dischi è di tenerli almeno 1 ora in frigo: saranno più facili da tagliare. ;)

- Decorazione. Il modo classico è quello di ricoprirlo di glassa al formaggio e spargere molliche della torta (ricavate tagliando i dischi) sui bordi. In questo caso particolare io ho appoggiato delle rose, fatte con la pasta fondente, direttamente sulla crema ma è una scelta sconsigliata se si vuole preparare il dolce con molto anticipo: lo zucchero è nemico dell'umidità e dopo qualche ora a contatto con la crema le decorazioni comincerebbero a sciogliersi.


E dopo questa lunga introduzione, ecco la ricetta.

RED VELVET CAKE

sabato 4 agosto 2012

Voglia cioccolatosa...

che ti assale nonostante fuori ci sia un caldo da far pascolare i cammelli. E allora che si fa? Si cede ovviamente e si cerca di pensare alla ricetta che per tempistica riesca a conciliare la necessità di tenere il forno in funzione solo fino al momento di riaccendere il condizionatore (la convivenza dei due è una sfida improponibile per la mia utenza domestica). E la risposta è facile: biscotti all'avena, golosi, friabili e cioccolatosi al punto giusto. E visto che male non ci sta, ci aggiungo anche il bonus cocco ;)



BISCOTTI D'AVENA "CIOCCO -COCCO"

Per 20 biscotti

100 g burro
100 g zucchero di canna
1 uovo
100 g fiocchi d'avena
2 cucchiai acqua
100 g farina
1 cucchiaio cacao amaro
1 cucchiaino lievito in polvere
100 g cioccolato fondente ( a pezzetti)
75g cocco secco grattugiato

- Mettere il burro ammorbidito in una ciotola e lavorare con lo zucchero fino ad ottenere una crema soffice.

- Aggiungere l'uovo e continuare a lavorare. Incorporare gradualmente l'acqua e i fiocchi d'avena.  Continuare a mescolare, setacciando sul composto, la farina, il cacao, il lievito. In ultimo aggiungere il cocco e il cioccolato tagliato a scaglie piuttosto grosse.

- Foderare 2 teglie con carta forno e distribuite l'impasto a cucchiaiate, senza appiattirlo, distanziandole bene l'una dall'altra. Far cuocere in forno preriscaldato a 180° per 15 minuti. Sfornare e lasciare raffreddare 5 minuti prima di trasferirli su una gratella. 

Una volta raffreddati trasferire in una scatola di latta. Si conservano 7 giorni ... ma questo dato non è verificato perchè non mi sono mai durati così tanto XD

venerdì 27 luglio 2012

Metti una sera d'estate...

apri il frigo e le trovi. Due belle melanzane, accattivanti come il corpo di una donna fasciato di seta nera (licenza poetica ;p). Due melanzane violette tonde, per essere precisi. Questa qualità, ricca di 'mollica' e più dolce è perfetta per essere cotta alla piastra o ridotta a purea, mentre le loro cugine della varietà lunga, più amarognole e saporite, sono perfette per essere fritte, perché assorbono meno olio.

Ma io avevo voglia di qualcosa di goloso e ho adottato un tipo di frittura che riesce a far cuocere bene la melanzana senza farla inzuppare d'olio: ho usato, per dirla semplicemente, il metodo cotoletta. Doppia impanatura (uovo pangrattato, ripetuto per due volte) utilizzando fette di melanzane cruda. Risultano dolci, ben cotte e gustose allo stesso tempo. Ecco 2 ricette flash con cui mi sono disfatta delle signore in nero :D Veloci e pratiche perchè d'estate non si ha voglia di stare a lungo ai fornelli.


sabato 14 luglio 2012

A mi me gusta




Caldo torrido e feroce, nessuna voglia di cucinare, figurarsi di accendere il forno! E allora in aiuto questa ricetta della calda Andalusia; preparazione facile, sana, veloce e rinfrescante: gazpacho per tutti!! E anche economica, se vogliamo dirla tutta (gli ingredienti per 4 persone non costano più di 5 euro).
Può essere considerato un fresco antipasto (magari servito in bicchierini) oppure un primo leggero (una grossa scodella può appartare dalle 200 alle 250 kcal). Le varianti sono diverse ma traggono tutte origini da ingredienti poveri e contadini (principali sono il pomodoro, il peperone e il cetriolo) con aggiunte e variazioni nelle dosi a seconda del gusto personale.
Per esempio io non aggiungo l'aglio che è presente in molte ricette ma che, personalmente, combinato con il peperone crudo, trovo sia una sfida per la digestione. Può essere preparato in anticipo e conservato in frigo per un intero giorno (non è consigliabile conservarlo più a lungo perché poi le verdure fresche cominciano
ad ossidare ed, oltre a perdere apporto vitaminico, comincerebbero a diventare acquose).


GAZPACHO ANDALUSO

domenica 8 luglio 2012

Agar agar...istruzioni per l'uso


Da quando ho letto che i giapponesi usano questo prodotto per i loro dolci ho sempre avuto il desiderio di provarlo: si usa per addensare e gelificare e ha lo stesso funzionamento dei fogli di gelatina o colla di pesce, con la differenza che si ottiene da certe alghe e quindi è completamente vegano (mentre la gelatina è di origine animale e non scrivo come si fa altrimenti qualcuno potrebbe non avvicinarsi più alla panna cotta finché campa). A differenza della gelatina si scioglie a temperatura abbastanza alta ma si rassoda anche più velocemente e, inoltre, riesce a solidificare liquidi molto acidi (tipo succhi di frutta) che in genere non reagiscono con la gelatina animale. E' consigliabile sciogliere l'agar agar in poco liquido bollente e poi aggiungere gli altri ingredienti da addensare (possibilmente non freddi, se no si ottiene un troppo rapido sbalzo termico che produce una sorta di grumi) ma, se il preparato non venisse della consistenza desiderata basta rimettere il tutto sul fuoco a sciogliere e aggiungere un altro po' di gelificante.

Infine, questa è una mia considerazione personale: usandolo per preparare budini o simili, la consistenza al palato pare più delicata eppure ho come l'impressione che sazi di più.

In genere si trova in commercio nei negozi alimentari etnici (sotto forma di cubetti disidratati o filamenti che però non mi hanno mai ispirato molto) o nei negozi alimentari bio (in polvere, in genere 2-3g, ossia un cucchiaino da té scarso, bastano per 500 ml di liquido).


Il primo esperimento, a dirla tutta, mi è venuto un po' raffazzonato, complici la fretta e la scelta di una ricetta che richiede molta pazienza. Ho voluto provare a fare il Rainbow Agar,  dessert molto diffuso in Malesia. Visto il caldo tropicale, una gelatina a base di latte di cocco mi sembrava l'ideale XD Ho voluto però strafare utilizzando, invece di acqua zuccherata e colorata, dei succhi di frutta e ciò ha reso la preparazione un po' più instabile. Inoltre invece di una forma grande, in questi casi, rende meglio l'utilizzo di formine (ma come già accennato, io non ho avuto pazienza).

domenica 24 giugno 2012

Il porridge estivo

Per parecchio tempo ho irriso le abitudini alimentari dei britannici e, tra i piatti che tradizionalmente fanno parte della loro dieta,uno di quelli che meno mi sarei sentita invogliata ad assaggiare era il porridge (che, a voler proprio essere gentili, paragonavo alle pappette per svezzare i neonati). A parte l'aspetto ero convinta che fosse troppo dolce e facesse ingrassare (e ciò può essere anche vero, perchè il grado di zucchero e grassi di questa pietanza può variare molto a seconda della preparazione). Comunque, quando ho cominciato a capire che la colazione in stile inglese ti dà la carica per tutto il giorno e,se si fa attenzione ai grassi utilizzati, è anche più sana del nostro cornetto+cappuccio, mi è nata la curiosità di assaggiare il porridge. Io in genere lo preparo solo con latte e fiocchi d'avena (proporzione 2 a 1) cuocendo per una decina di minuti a fuoco medio. Non aggiungo zucchero ma un cucchiaino di miele e poco latte freddo quando la pappetta è pronta. A me piace prepararlo molto denso ed è l'ideale sia per colazione o per una cena leggera, così caldo e cremoso. Inoltre ho scoperto che fa anche benissimo, introdotto anche nei regimi dietetici perchè l'avena ha fibre, vitamine, pochi zuccheri e, nella cottura, i fiocchi si gonfiano, quindi l'apporto calorico è limitato (con 50 grammi di fiocchi si ottiene una scodella grossa di porridge con apporto calorico tra 300 e 350 kcal, utilizzando anche il latte intero e il miele).

Il problema viene con la stagione estiva: per quanto buona e salutare possa essere, una pappa calda non si è proprio invogliati ad ingurgitarla quando ci si alza con una temperatura che promette di superare i 30 °. In nostro soccorso arriva le ricetta del Summer Porridge, ricetta da preparare a freddo che, oltre ad essere una fresca colazione o un leggero pasto serale, nella versione di cui do la ricetta, è un concentrato di ingredienti brucia grasso (yogurt, mela, avena).





SUMMER PORRIDGE

domenica 17 giugno 2012

E' arrivata l'estate...

...ma io ai cupcake non ci rinuncio XD. Ho sperimentato una buonissima ricetta che oltre a non contenere uova, facilmente eseguibile quindi anche con ingredienti vegani, è perfetta con tutti i tipi di frutti rossi. Ovviamente io ho scelto la versione con le amatissime ciliege.





CUPCAKE ALLO YOGURT E CILIEGE

per 10 tortine

60 g farina manitoba 00
30g fecola patate
125 ml yogurt bianco
circa 20 ciliege
2 cucchiai di gelatina fragola (o altri frutti rossi)
80g zucchero
75g burro
mezza bustina lievito per dolci


per frosting
250 ml panna fresca
125 g formaggio cremoso
25g zucchero a velo

venerdì 8 giugno 2012

La mia quasi blanquette.

Niente dolce? E no, non di solo zucchero vive la food blogger e comunque rivendico il mio diritto di titolare di cambiare capricciosamente e arbitrariamente il tema della pagina XD

Scherzi a parte, questa ricetta mi ha stuzzicato troppo per non condividerla. Unisce molti elementi che mi attraggono sempre in una pietanza: la cremosità, il gusto delicato e l'ispirazione francese. E si, la cucina francese è il mio grande e primo amore culinario anche se sono passati molti anni prima che trovassi ricettari (e, God bless the net, dei blog) che mi portassero un po' oltre la definizione di crepe o di zuppa di cipolle. Quindi non posso dirmi un'esperta. Sono più una cuoca pasticciona che apprezza tutte quelle tradizioni gastronomiche, che, come la nostra, portano impressa in un piatto la storia di vite rurali, invasioni culturali, guerre e rivoluzioni. Una cucina che non è solo panna e burro ma che, in effetti, spesso ne usa nei piatti che ne sono l'emblema.

E, a dirla tutta, la blanquette (o stufato bianco) è un piatto che non ho mai cucinato per la presenza della panna (anche se non in quantità smodata) ma soprattutto perchè non mi ritrovo mai tutti gli ingredienti in casa. Come dice il nome, tutto deve essere bianco, quindi carne di vitello, pollo o coniglio. Verdure di accompagnamento sono di solito funghetti, cipolline oppure sedano rapa e patate. Insomma alla fine, dopo aver avuto in mente la ricetta per mesi, mi sono decisa a prepararne una versione alleggerita e colorata. Se si vuole fare la versione classica, basta sostituire lo yogurt con la panna fresca e utilizzare le verdure che ho elencato sopra (in particolare funghetti e cipolline).




"QUASI" BLANQUETTE DI POLLO

domenica 20 maggio 2012

Girandolì, girandolà


Visto che questa primavera non vuole proprio saperne di mostrarsi, ecco un'altra ricetta deliziosa a tema cannella. I cinnamon roll o girelle (rotolini) alla cannella non sono molto complicati ma necessitano di un bel pomeriggio uggioso, in cui non si abbia voglia di tirar fuori il naso, speso molto tranquillamente tra un impasto e una pausa di levitazione.
La ricetta che posto non è molto zuccherata né particolarmente grassa, quindi, più che brioche fragranti, si ottengono  dei panini al latte aromatizzati e leggermente dolci (lo zucchero è quasi assente nell'impasto e la dolcezza dipende dalla glassatura).

GIRELLE ALLA CANNELLA

domenica 13 maggio 2012

Mela e cannella

E' una combinazione che mi richiama subito alla mente il Trentino, tipica dello strudel ma anche di tisane locali e delle feste invernali...quindi perfetta per questa primavera, che di primaverile non ha proprio nulla, passata tra piogge torrenziali e anticipi d'estate. E poi io sono una drogata di cannella, per cui ogni momento è buono per cucinare dei cupcake alla mela. A seconda della quantità e consistenza della frutta, la riuscita può variare molto.
Se si mette la mela a cubetti o se ne mette poca, i dolcetti cresceranno parecchio mentre, se si decide di frullarla (come piace a me e, in questo caso si può anche essere generosi con la quantità di frutta: io per esempio ne metto anche il doppio rispetto a quella segnata in ricetta) verranno dei tortini più bassi, ma comunque cresciuti,e morbidissimi.



TORTINE ALLA MELA E CANNELLA

sabato 5 maggio 2012

Il cibo degli angeli

E' il tipico ciambellone americano, da non confondere con la simile chiffon cake da cui differisce per l'assenza di tuorli d'uovo: è l'angel food cake. Chiamato così perchè è così soffice, delicato e chiaro da sembrare una nuvola e, a dirla tutta, senza neanche un grammo di grassi o colesterolo. Infatti una fetta da 100g (un fettone, data la leggerezza del dolce) apporta circa 250 Kcal contro le 350 minimo di una qualsiasi altra torta. Ovviamente è sempre un dolce, e i carboidrati e lo zucchero si affezionano così facilmente da non staccarsi più dalle cosce ma almeno, una angel food cake ci costa qualche minuto in meno di cyclette e si conserva molto a lungo senza perdere la caratteristica morbidezza.

Caratteristica principale della ricetta è il numero enorme di uova (di albumi per la precisione), che la fanno crescere senza neanche usare il lievito. Nella mia ricetta ne erano previsti addirittura 12 e questo mi aveva sempre fatto rinviare il tentativo perchè....che cosa avrei dovuto farne di 12 tuorli? Qualcuno avrei anche potuto consumarlo ma il resto? E di surgelarli non se ne parla nemmeno perchè, mentre gli albumi si mantengono piuttosto bene, i tuorli surgelati diventano una poltiglia collosa che ispirano il disgusto, altro che la voglia di mangiarli!

Poi al supermercato ho trovato questa confezione di albumi già belli pronti e pastorizzati e non ho avuto più scuse per rimandare l'esperimento ^_^



 Ho scelto la versione al Matcha (il pregiatissimo tè verde giapponese in polvere) che con l'aroma amarognolo ed erboso equilibra quell'uso piuttosto abbondante di zucchero dei dolci statunitensi. Altro strumento utile (ma non indispensabile) è il tipico stampo con i piedini e i foro centrale che permette, uno volto cotto il dolce, di capovolgere lo stampo per far raffreddare l'impasto senza farlo ammassare. Un altro trucco è infilare lo stampo capovolto sul collo di una bottiglia (tanto il dolce non cade).

Volendo si può usare un qualunque altro stampo a ciambella a bordi molto alti. Se invece si usa lo stampo normale, si può lasciare il dolce a raffreddare in forno: si abbasserà leggermente ma restando comunque soffice (però in questo caso è meglio dimezzare le dosi, perchè è un dolce che gonfia tantissimo).



MATCHA TEA ANGEL FOOD CAKE


venerdì 20 aprile 2012

Piccoli piaceri...


Se non avete mai provato un piccolo brivido di piacere al suono secco (TACK!) che la crosta della Crème Brulée produce quando è infranta dal cucchiaino...beh vi manca uno dei piccoli piaceri della vita.
Penso che il film Il favoloso mondo di Amèlie abbia sdoganato questo dessert, almeno per quanto mi riguarda: lo si gustava giusto in qualche ristorante sciccosetto con manie esterofile e onestamente non mi aveva mai tentato. Invece una volta provato è stato amore al primo cucchiaio: pannoso con quel tocco di aromatico dato dal caramello bruciato.

Preparazione all'apparenza facile ma insidiosa nei tempi: basta far cuocere un po' troppo la crema o peggio lo zucchero e... orrore! Invece di una fragrante crema alla vaniglia imprigionata da una lastra di caramello, ti ritrovi con un budino con lo zucchero gommoso. Gli chef ormai utilizzano il cannello a gas per caramellare lo zucchero ma,oltre a essere, a mio avviso un gadget inutile per l'uso domestico (per quel paio di volte l'anno che la preparo) è anche una scorciatoia: se la ricetta è nata per il forno che si usi il forno ;p

Per la corretta preparazione indispensabili le cocottine in ceramica da forno. In teoria anche una tazza potrebbe prestarsi per la particolare capacità di trasmissione termica della ceramica ma, non credo che qualcuno voglia fare esperimenti col servizio buono. personalmente preferisco usare cocottine più larghe piuttosto che quelle piccole: si riempiono di meno ma la crema cuoce meglio (perchè la particolarità di questa ricetta è che la crema si finisce di cuocere nel forno).


Crème Brulée


sabato 14 aprile 2012

La regina della festa


Tempo di Pasqua, di pranzi, di raduni e scampagnate, di pigre chiacchierate ...attorno al piatto.

E alla fine del pasto, come una spietata regina, arriva lei: la Pastiera!

Ricca, sontuosa, signorile (anche se la materia prima è popolare), potrebbe essere un pasto completo e dopo le gozzoviglie festive sembra un attentato alla salute (e alla linea già pesantemente intaccata). Eppure, appena il coltello affonda la crosta zuccherina, il profumo di cannella e fiori ti prende alla gola e non si può non assaggiarla.
Ovviamente ciò succede a condizione che la Pastiera venga preparata a regola d'arte. Ormai la ricetta è abbastanza facile da reperire (e adesso anche al nord non si deve più intraprendere la caccia al tesoro per trovare gli ingredienti) e basta leggerla per sfatare il mito che sia un piatto elaborato. Semmai ricco di ingredienti e ciò può far desistere dall'idea di prepararla ma, in definitiva, si tratta di una torta di ricotta e grano. Questa è veramente una ricetta antica, le origini si perdono addirittura nel mito (si tirano in ballo perfino la sirena Partenope e l'Olimpo: piuttosto bizzarro se si pensa che questo è il dolce che, nelle famiglie, è collegato soprattutto alla Pasqua), e perciò non c'è  famiglia napoletana che non abbia da dire la sua a riguardo al modo perfetto per prepararla.

Personalmente ritengo che la differenza tra una preparazione discreta e una memorabile sia il tempo: con le indicazioni di un libro ce la si cava in poco più di un paio d'ore, con le mie se ne va mezza giornata. Che poi alla fine tanta cura e precisione è esattamente la discriminante che passa tra il piatto commestibile e il piatto memorabile ;)...ops è partita la filippica, vabè siete avvertiti, la mia è la ricetta super meticolosa.




PASTIERA NAPOLETANA

venerdì 30 marzo 2012

Là dove fioriscono i limoni


L’origine della Caprese (la torta! Non la mozzarella col pomodoro ;p) si perde tra la leggenda e l’accurata ricostruzione promozionale. La storia più diffusa sarebbe quella di un pasticciere ( tale Carmine del Fiore) che, verso gli anni 20 del secolo scorso, ricevette la commissione di un dolce da 2 gangster americani: tale fu l’agitazione del malcapitato da dimenticare la farina. Dalla sfortunata dimenticanza nacque un dolce soffice e leggero che piacque tantissimo agli Yankee. Tralasciamo il fatto che tutti i dolci italiani sembrano nati a seguito di qualche disgrazia, vorrei spendere due parole su quelle riviste o blog che partono in quarta con “Questo dolce antichissimo…”: ma stiamo scherzando? Antico? E allora il Babà cos’è: il dolce delle mummie?
Se c’è un grammo di verità in questa storia, è che la ricetta sicuramente nasce per venire incontro al gusto del turismo d’oltre oceano che, all’inizio del secolo scorso, ha cominciato a fare la fortuna dell’isola. Dagli alberghi è poi passata ai bar e da lì alle case. Oserei addirittura dire che il gusto richiama quello dei brownies, senza avere, però, quella consistenza un po’ umidiccia e pastosa che non sempre incontra il favore dei palati nostrani. Al contrario la caprese è morbida, leggera nella consistenza e intensamente gustosa.

La ricetta che uso io è quella base e, data l’assenza di farina, perfetta anche per chi soffre di intolleranza al glutine (avendo l’accortezza di non infarinare la teglia). Tra amici di famiglia e libri ho trovato le variazioni più incredibili: c’è chi ci aggiunge le nocciole ( oibò, siamo in Piemonte?), chi ci aggiunge un po’ di fecola di patate (Obbrobrio!!), chi un bicchierino di liquore Strega (mah!) o di limoncello (ok, questo lo faccio passare ma solo perché è un prodotto locale).

L’unica licenza che mi permetto è la scorza ed il succo di un limone da giardino, perché gli agrumi esaltano il cioccolato e perché, se si parla di Capri e della costiera Amalfitana, quello è il profumo più evocativo.




TORTA CAPRESE

giovedì 22 marzo 2012

CUPCAKES MON AMOUR




Non so come e quando mi sia fatta contagiare dalla moda dei cupcakes ma, è successo.
Non è avvenuto certo perché visti in decine di programmi americani o quando li ho assaggiati a Londra (senza neanche sapere come si chiamassero: “Due di questi, grazie”). Non è nemmeno successo quando li ho ritrovati a Milano all’American Donuts, prima, e all’Arnold Caffè, poi.
Penso sia stata una graduale infatuazione, sorta dopo che nella mente si son fatti gradualmente strada i  concetti che: a) sono un delizioso concentrato di ingredienti goduriosi racchiusi in un accettabile formato boccone (almeno 3 se sei in pubblico e vuoi passare, se non per elegante – cosa impossibile affondando il denti in un mini dolcetto coperto di crema morbida – almeno per educata) b) Le combinazioni di gusto possibili tra base e frosting sono infinite c) Sono così carini ^_^ e scatenano le mie velleità decorative.


immagine tratta da www.free-extras.com




Ora, devo confessare che sono ancora alla ricerca della base perfetta, quindi sto collezionando ricette dalle variazioni più disparate. Di fondo si sarebbe tentati di pensare che sono dei mini muffin, quindi basterebbe la stessa ricetta ma, secondo me, la consistenza del cupcake deve essere più spugnosa ma non  eccessivamente soffice, in modo da assorbire la decorazione di crema senza ammassarsi.
Ecco quindi una ricetta base per i cupcake che si adatta molto bene ad essere decorata con creme al formaggio o alla variazione, un po’ insolita, alla meringa. Una base aromatizzata con buccia d’arancia e limone, non troppo dolce e spugnosa al punto giusto.


Come molte delle mie ricette preferite, viene dalla rivista Sale & Pepe (la mia Bibbia cuciniera XD) e, come quasi sempre mi succede, la leggo (a volte la provo), penso che ci sia qualcosa che non quadra, modifico e aggiungo, e invoco il diritto di copyright della miglioria.




RICETTA BASE CUPCAKES (per 12 porz.)

mercoledì 14 marzo 2012

E' quasi primavera...




e sbocciano i fiori :D Se i boccioli son tardivi, consoliamoci con queste frittelle di grande effetto. Non ricordo dove ho preso la ricetta, credo da un programma TV.
Io le chiamo Rose di Carnevale (le chiacchiere son troppo banali,no?) ma vista la resa, le vedrei bene anche a San Valentino o per qualche compleanno.  Insomma non è un peccato farle solo una volta l'anno?







ROSE DI CARNEVALE

COCCO BELLOOOOOO!!!

Cocco buono!!
Lo adoro! E' calorico? Assolutamente si. Non ha poi un sapore così interessante? Condivisibile. Ha solo un buon odore? Può darsi ma, vi sembra poco? I produttori di cosmetici conoscono bene gli effetti compulsivi che questo prodotto provoca negli acquisti, basta vedere la quantità di prodotti al cocco che periodicamente pubblicizzano (e che in buona parte son finiti nel mio bagno).

Uno di quegli ingredienti che si odia o si ama. C'è chi lo detesta, chi lo ha a malapena assaggiato e chi ne tiene una confezione di quello grattugiato secco nascosta in un angolino della credenza per i momenti di vuoto cosmico in cucina.;)
In teoria basterebbe mescolarlo con un po' di zucchero e uovo senza criterio e proporzione, infornarne il risultato per ottenerne qualcosa di commestibile (e dal profumo divino).

Una delle mie ricette preferite mi è arrivata dai uno dei soliti giri di scambio ricette su foglietti volati operati da mia madre. E' saltata fuori durante il riordino della libreria: provata, rielaborata e amata.


Biscotti al cocco e olio di oliva